MEDIAZIONE FAMILIARE
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La mediazione familiare è un percorso ad accesso volontario che ha lo scopo di aiutare a coppia a superare le difficoltà e le crisi che sta affrontando, avvalendosi di uno spazio neutro e sotto la guida di un terzo imparziale (il mediatore) che la aiuta nella gestione della conflittualità, riallacciando il dialogo.
Lo scopo della mediazione familiare è quello di riorganizzare le relazioni familiari. Essa interviene infatti principalmente nelle situazioni di separazione o divorzio - momenti critici per eccellenza nella coppia e in cui i rapporti necessariamente stanno evolvendo e sono in via di modificazione - sia tra sposati che non, con sguardo alla tutela dei figli e al mantenimento della responsabilità genitoriale.
Tuttavia le aree di intervento possono essere molteplici. Gli equilibri delle relazioni sono infatti così delicati, da risultare compromessi se il conflitto si palesa non solo tra i coniugi/genitori ma per esempio anche tra cognati, suocera e nuora, fratelli e così via… si pensi anche semplicemente alle cause di eredità!
Ecco allora che la mediazione familiare può essere utile in qualsiasi momento di piccola o grande crisi della coppia e della famiglia, gestendo il conflitto a fini preventivi, senza avere la pretesa di essere terapeutica, ma semplicemente fungendo da accompagnamento in un momento difficile in cui emergono emozioni che offuscano le vere necessità e compromettono relazioni importanti. Facilitando quindi, ancora una volta, la comunicazione tra le parti e salvaguardando i legami familiari.
Il percorso prevede un accesso volontario e può essere avviato in qualsiasi momento della vita della coppia: prima o durante la separazione, oppure anche successivamente per rivedere accordi già in essere.
In qualsiasi momento venisse avviata, la mediazione familiare presuppone che il percorso sia caratterizzato da una “tregua legale” e che quindi venga dato lo spazio e il tempo necessario alla coppia di potersi confrontare e cooperare nella gestione della propria conflittualità, sospendendo la lite e l’antagonismo.
Le modalità degli incontri vengono concordate con il mediatore: solitamente un percorso di mediazione familiare consiste in 10-12 incontri a cadenza settimanale o quindicinale.
Domande Frequenti
Il mediatore familiare è un professionista imparziale e neutrale, con formazione specifica e certificata nelle materie giuridiche, psicologiche e sociali e con un proprio codice etico. Egli è tenuto alla riservatezza: ciò significa che tutto ciò che verrà affrontato nella stanza di mediazione rimarrà in quella stanza, non potrà essere riportato e terzi e nemmeno ad un Giudice. Per lo stesso motivo, il mediatore non potrà rivestire la figura di testimone in un eventuale processo giudiziario e inoltre, qualora la coppia durante il percorso affrontasse degli incontri separati con il mediatore, egli non può riportare in sessione congiunta alcuna informazione che non sia autorizzato dalle parti stesse ad esternare.
Egli è in grado di aiutare la famiglia a confrontarsi su diversi argomenti (economici, emotivi, educativi), ma con sguardo pratico alla collaborazione, pianificazione e organizzazione. Dotato di neutralità, equidistanza ed imparzialità, attraverso la sua capacità di ascolto ed empatia, ha il compito di riattivare il canale della comunicazione e la collaborazione tra la coppia. Egli fa in modo che tutti esprimano le proprie opinioni, che si ascoltino, che si confrontino criticandosi costruttivamente.
Il mediatore familiare si concentra sulle relazioni e sul ritrovamento della comunicazione e della collaborazione perdute.
Gli accordi raggiunti in mediazione familiare non sono imposti da terzi, come per esempio da un Giudice in Tribunale, ma sono frutto di scelte ragionate in un’ottica collaborativa, con la finalità di preservare le relazioni familiari per un futuro più sereno.
È dimostrato che gli accordi condivisi sono più duraturi nel tempo e vengono maggiormente rispettati. Non essendoci un terzo, un Giudice, che decide sull’organizzazione del futuro della coppia, sono i genitori stessi che hanno l’occasione e l’opportunità di mettersi in discussione, di cercare di stemperare le tensioni e di scegliere delle condizioni favorevoli ad entrambi e che garantiscano un futuro più sereno nella gestione della loro relazione e di quella con i figli.
L’accordo raggiunto in mediazione familiare non è vincolante e non ha di per sé una valenza giuridica, ma possiede un valore pre-contrattuale tra le parti, di scrittura privata, di impegno e di ordine organizzativo che assumerà valenza giuridica una volta che verrà omologato dal Tribunale attraverso un ricorso.
Assolutamente NO.
Il mediatore familiare vuole essere un facilitatore che aiuta la coppia a confrontarsi, concentrandosi sui problemi da affrontare. Egli non vuole “guarire” nulla e nessuno: l’attenzione è incentrata sull’oggi, si affronta il passato per lavorare sul presente, affrontando sia aspetti concreti e organizzativi sia più delicati e intimi, con l’obiettivo della riapertura dei canali comunicativi, al fine di una nuova riorganizzazione delle relazioni familiari.
A differenza di uno psicologo, quindi, il mediatore non persegue uno scopo terapeutico e, diversamente dall’avvocato, non si concentra solamente sugli aspetti economici e legali che solitamente vanno ad inasprire il conflitto, anziché gestirlo.
Premesso ciò sulla differenza tra le figure professionali, la collaborazione con le altre figure professionali è fondamentale: uno psicologo potrà intervenire, per esempio, nei casi in cui si ravvisi la necessità di lavorare su una patologia o su aspetti della personalità e delle dinamiche di coppia, oltre che al conflitto. E un avvocato potrà garantire il rispetto dei diritti delle parti nella stesura dell’accordo, oltre ad assisterle nella fase di omologazione della separazione in Tribunale.
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